venerdì 12 maggio 2017

“Lizzie”, di Shirley Jackson (recensione)

 
Lizzie - copertina - libro - Shirley Jackson
 
Titolo originale: The Bird’s Nest
Casa editrice italiana: Adelphi
Puoi comprarlo QUI

Girl Power:

La Trama di “Lizzie”

“Opera della maestra del thriller nero, venerata da Stephen King, Lizzie è il primo grande romanzo delle personalità multiple. La protagonista, Elizabeth Richmond, ventitré anni, i tratti insieme eleganti e a­nonimi di una «vera gentildonna» della provincia americana, non sembra avere altri progetti che quello di aspettare «la propria dipartita stando il meno male possibile». Sotto un'ingannevole tranquillità, infatti, si agita in lei un disagio allarmante che si traduce in ricorrenti emicranie, vertigini e strane amnesie. Un disagio a lungo senza nome, finché un medico geniale e ostinato, il dottor Wright, dopo aver sottoposto la giovane a lunghe sedute ipnotiche, rivelerà la presenza di tre personali­­tà sovrapposte e conflittuali: oltre alla stessa Elizabeth, l'amabile e socievole Beth e il suo negativo fotografico Betsy, «maschera crudele e deforme» che vorrebbe fagocita­re e distruggere – con il suo «sorriso laido e grossolano» e i suoi modi sadici, insolenti e volgari – le altre due.
È solo l'inizio di un inabissamento che assomiglierà, più a che un percorso clinico coronato da un successo terapeutico, a una discesa amorale e spietata nelle battaglie angosciose di un Io diviso, apparentemente impossibile da ricomporre: tanto che il dottor Wright sentirà scosse le fondamenta non solo della sua dottrina, ma della sua stessa visione del rapporto tra l'identità e la realtà.”



Lizzie” è un arguto, sottile e semplicemente irresistibile thriller scritto da Shirley Jackson, la regina indiscussa del gotico e del mistery di stampo psicologico.
Se non avete mai letto nulla di suo, vi consiglio di cominciare dando un’occhiata alle sue due opere più famose: lo straordinario (ma delirante) “L’incubo di Hill House”, e il surreale (ma incantevole) “Abbiamo sempre vissuto nel castello”.

La trama di “Lizzie”, visionaria e deliziosamente suggestiva, offre una preziosa opportunità all’autrice, in quanto le permette di richiamare da vicino la maggior parte delle tematiche a lei care: la critica sociale, l’effimero confine fra sanità mentale e follia assoluta, la fragile e contradditoria natura della nostra psiche e della maggior parte dei rapporti che ci capiterà mai di riuscire a instaurare con gli altri membri della nostra specie.
Il tutto secondo lo stile graffiante, ironico, sublime e inimitabile della Jackson, un’Autrice a cui Stephen King in persona ha sempre guardato con un inequivocabile mix di reverenza, ammirazione e rispetto.

I personaggi importanti del libro sono soltanto tre, ma tratteggiati con una tale dovizia di sfumature, eccentricità e dettagli da non lasciare al lettore un solo attimo di tregua.
Prima di tutto c’è lei, Elizabeth Richmond: la protagonista indiscussa e centro focale del romanzo, una donna complicatissima e assurda, dalla ricca personalità “a strati”.
Come è stato giustamente fatto notare, quella della Jackson è stata una delle primissime opere di narrative disposte a trattare lo spinoso argomento delle personalità multiple; un tema affascinante e spesso controverso, ancora al giorno d’oggi, e che indubbiamente ai tempi deve aver incoraggiato parecchie discussioni (ricordiamo che “Lizzie” è stato pubblicato per la prima volta, negli USA, nell’ormai lontano 1954).
Se avete avuto il piacere di leggere la serie de “La Torre Nera” di King (in caso contrario, preparatevi a pagare penitenza e correte a rimediare), riuscirete sicuramente a trovare una sorprendente e interessante affinità fra il personaggio di Lizzie/Beth/Betsy e l’indimenticabile Susannah Dean/Odetta Holmes co-protagonista dei vari volumi della saga.

Anche il vanitoso, paterno Dottor Wright e l’indisponente “zitella bisbetica” Morgen rivestono una fondamentale importanza ai fini della trama, del resto. Due figure problematiche, caotiche, bislacche, ben intenzionate e affette quella stessa, insindacabile mania di protagonismo che, in fondo in fondo, si nasconde in fondo al cuore di ciascuno di noi. Ho amato questa insolita e attempata coppia di pasticcioni, soprattutto grazie alla soffusa luce di umorismo che la prosa disordinata, ammiccante e disorganizzata della Jackson è stata in grado di evocare attorno alle loro “amabili” e distratte personcine.

Certo, i voli pindarici dei protagonisti, la follia dei dialoghi e le criptiche inclinazioni della voce narrante non si rivelano sempre facilissimi da seguire. Ho trovato strabiliante il capitolo dedicato al viaggio di Betsy a New York, ad esempio (anche perché mi ha ricordato le migliori pagine di uno dei miei libri preferiti di sempre, il magnifico “The Drowning Girl” di Caitlin R. Kiernan…), ma immagino che molti lettori potrebbero sentirsi disorientati dall’assoluta mancanza di struttura, ordine e rigor logico.
Sotto molti aspetti, infatti, “Lizzie” fa addirittura pensare all’Alice di Lewis Carroll; solo che il Paese delle Meraviglie, secondo la Jackson, andrebbe cercato dentro la mente delle persone, oltre il velo formato delle apparenze, le socievolezze e le convenzioni, e non da qualche parte nel vasto mondo in attesa là fuori.


 





5 commenti:

  1. Non ho mai letto nulla di questa autrice ma credo che rimedierò molto presto!
    Questo libro mi incuriosisce moltissimo!
    Mi sono unita con piacere ai tuoi lettori fissi!
    Ti aspetto da me se ti va!
    http://lamammadisophia2016.blogspot.it

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    1. Grazie, Benedetta, sono felicissima di averti fra i miei lettori fissi! ^____^
      Ma certo, corro subito a ricambiare! ;D

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  2. Devo decisamente decidermi a leggere qualcosa di quest'autrice, ho tutti i suoi libri in wishlist ma ancora non li ho mai presi. Da quale mi consigli di iniziare?

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    1. Vediamo, vediamo: io comincerei da "Abbiamo sempre vissuto nel castello", forse. Non è il più rappresentativo, e neppure il più famoso della Jackson, ma lo considero senz'altro il più divertente e il meno "impegnativo". Come minimo, ti aiuterà a entrare in confidenza con lo stile "delirante" e introspettivo dell'autrice, con il suo arguto senso dell'umorismo e con la profonda vena di stramberia che caratterizza tutti i suoi personaggi! :D

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    2. Grazie mille, farò così allora!! ^_^

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