domenica 14 maggio 2017

“Arrival”: la mia recensione del film di Denis Villeneuve

Lo scorso inverno, soltanto l’imprevedibile tempesta di neve che si è scatenata sulla mia regione mi ha impedito di andare a vedere “Arrival”, l’attesissimo film di fantascienza di Denis Villeneuve.

Ieri sera, però, ho avuto finalmente la possibilità di consolarmi inserendo nel mio lettore blu-ray il meraviglioso dischetto contenuto nella mia preziosissima steelbook edition del film…

 
Arrival - poster - film - 2016

Titolo originale: Arrival
Regia: Denis Villeneuve
Cast: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Micheal Stuhlbarg, Tzi Ma
Anno: 2016

Disponibile in: Dvd o Blu-Ray

Girl Power:

La trama di “Arrival”

“Arrival è un interessante thriller di fantascienza diretto dall’acclamato regista Denis Villeneuve (Sicario, Prisoners). Quando una misteriosa astronave aliena atterra sul globo, il colonnello Weber (Forest Whitaker) forma una squadra di truppe scelte, che include l’esperta linguista Louise Banks (Amy Adams) e il medico Ian Donnelly (Jeremy Renner), per indagare. Mentre l’umanità è sull’orlo di una guerra mondiale, la Banks, insieme al resto della squadra, ingaggia una corsa contro il tempo per cercare delle risposte e, dopo un colpo di scena inaspettato, decide di correre un rischio che può mettere a repentaglio non solo la sua vita, ma anche la sopravvivenza dell’umanità.”


 
Avendo molto amato i precedenti lavori di Villeneuve (mi riferisco a “Sicario”, ma soprattutto a “Prisoners”…), nutrivo parecchie aspettative nei confronti di “Arrival”.
La storia è tratta da “Storie della tua vita”, un’apprezzata raccolta di racconti firmati dallo scrittore Ted Chiang, edita in Italia dalla casa editrice Frassinelli. Un’antologia che farò in modo di recuperare quanto prima, dal momento che il film è riuscito a conquistarmi senza troppi problemi, con le sue atmosfere misteriose, i delicati passaggi filosofici e le tematiche struggenti.

Il fatto che il ruolo della protagonista (la tormentata e solitaria professoressa Louise Banks) sia stato assegnato alla straordinaria Amy Adams, per me non ha fatto altro che rappresentare un valore aggiunto: personalmente, stravedo per questa poliedrica e talentuosa attrice, al punto da considerarla l’unica vera e legittima “erede” vivente dell’immensa Meryl Streep.
Come la divina protagonista de La mia Africa, infatti, la Adams è in grado di passare da un ruolo all’altro senza batter ciglio, calandosi completamente nei panni dei suoi personaggi, sia dal punto di vista fisico che psicologico/spirituale. Soltanto nel corso dell’ultimo anno, l’abbiamo vista affrontare (a testa alta e con il massimo grado di credibilità) la difficile sfida lanciata dalla sua partecipazione all’intenso dramma borghese “Animali Notturni”, la parte di un’intrepida e affascinante giornalista in “Batman v Superman: Dawn of Justice”, e la sofferta prova sostenuta nel corso delle riprese di questo magnifico “Arrival”.
Purtroppo, non sono riuscita ad apprezzare altrettanto la presenza in scena di Jeremy Renner (il temerario Hawkeye della serie Avengers), per quanta simpatia istintiva possa ispirarmi il suo solare faccione da bravo ragazzo americano.

Villeneuve, dal canto suo, dirige questo singolare e intimissimo adattamento cinematografico con il consueto piglio severo, la ruvida sensibilità e il polso fermo che, ormai, siamo soliti aspettarci da un regista del suo calibro.
Il ritmo di “Arrival” è sgranato, lento, dilatato e inframmezzato da una serie di dolorosissimi flashback; eppure, vi assicuro che la forza della storia, la potenza suggestiva delle immagini e il mistico fascino delle ambientazioni vi impediranno di distogliere l’attenzione dallo schermo anche soltanto per un attimo.

E’ raro trovare in circolazione film di fantascienza così intensi, ambiziosi e coinvolgenti, soprattutto andando a spulciare l’elenco dei titoli usciti nel corso degli 12/24 mesi (qualcuno ha detto “Passengers”, per caso?).
Era necessario l’avvento di un “osso duro” come Villeneuve, forse, per arrivare alla realizzazione di un memorabile e magnetico sci-fi a sfondo “esistenziale” come questo; una pellicola in grado di coniugare la necessità di intrattenere il pubblico e tenerlo con il fiato sospeso, con l’autentica esigenza di trattare delle tematiche importanti e di spessore: la memoria, il tempo, il contatto con l’altro, il dolore e il senso della vita.





10 commenti:

  1. L'ho trovato struggente, e concordo anche sulla profonda inutilità di Renner (sempre inutile lui). :)

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    1. Verissimo, mi ha lasciato con gli occhi umidi e un profondo nodo in gola! :(

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  2. Davvero un film eccellente. Io che sono nel mondo delle lingue ho trovato affascinante a dir poco questa interpretazione e, per la prima volta, il binomio fantascienza-interpretazione delle lingue.
    Una fotografia spaziale, che vogliamo di più??

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    1. Concordo! ;D
      Per me il mondo delle lingue è un mistero, invece (se si eccettuano le mie lezioni di linguistica, ai tempi dell'università), eppure confesso di aver trovato il tema tremendamente suggestivo e interessante! :)

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  3. ero indecisa sul se vederlo, oppure no, ed ho optato per un secco no!

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    1. Peccato! Ovviamente dipende tutto dai gusti e dalle preferenze cinematografiche, ma ho paura che ti perderai un film stellare! ;D

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  4. Anche per me un grande (ed emozionante) filmissimo.
    Villeneuve & Amy anche questa volta non hanno deluso. Anzi, per me hanno raggiunto il top delle loro carriere. Fino ad ora, se non altro.

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    1. Mi trovi d'accordissimo! ^____^
      Aspettiamo "Blade Runner 2049", adesso: dopo aver visto "Alien : Covenant", non potrei essere più felice del fatto che Ridley Scott abbia deciso di passare il testimone a un giovane regista del calibro di Villeneuve...

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  5. Io speravo di vederlo al cinema, ma non ci sono riuscita, sigh.
    Spero di recuperarlo presto però perché penso potrebbe piacermi tantissimo *__*

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    1. Sono quasi sicura che ti piacerà, infatti, Giusy! E' senza dubbio uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni... anzi, di tutti i tempi, probabilmente! ;D

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