martedì 19 giugno 2012

Recensione: Unico indizio la luna piena



Ed eccomi qui oggi a spendere qualche parolina su un vecchio libro del saggio (la maggior parte delle volte, almeno! XD) Maestro Stephen King, uno dei pochissimi autori viventi che davvero non ha bisogno di nessuna presentazione! :)

"Unico indizio la luna piena" è un romanzo breve dei primi anni '80, la cui singolare storia di genesi creativa  viene svelata al lettore nell'interessante prefazione al volumetto: a quanto pare, King si trovava ad una manifestazione letteraria relativa al mondo del fantastico, a cui partecipavano tutti i maggiori nomi noti allora nel settore, quando un tizio gli domandò se per caso non gli sarebbe piaciuto scrivere una brevissima storia da abbinare a dodici illustrazioni, una per ciascun mese dell'anno, in modo tale da formare una particolarissima sorta di "calendario romanzato".
King (che ammette nella prefazione di essere stato piuttosto sbronzo al momento della proposta! XD) accettò e nei mesi successivi si mise al lavoro sul suo "Ciclo del Lupo Mannaro".
Quando però arrivò al mese di luglio, e all'introduzione del personaggio di Marty, il ragazzino paraplegico che sarà anche promosso protagonista quasi assoluto del successivo film che verrà tratto da "Unico indizio la luna piena", King si rese conto che la storia lo stava prendendo parecchio, e che per ingranare la marcia, ma ingranare davvero, avrebbe dovuto accantonare del tutto l'idea del calendario e trasformare il suo "Ciclo del Lupo Mannaro" in un racconto molto più ampio. Conservò tuttavia l'originaria struttura narrativa suddivisa in 12 capitoli, ciascuno dei quali narra i sinistri eventi accaduti in un altrimenti sonnacchioso paesino di provincia oppresso dall'apparizione di una Bestia sanguinaria, il Lupo Mannaro, in altrettanti, agghiaccianti notti di luna piena.


Non è uno dei racconti imperdibili di King, "Unico indizio la luna piena"; ma tenete conto che si tratta comunque di uno dei suoi primi lavori, risalente quindi alla sua fase più "giovanile" in senso stretto. La narrazione fluida comunque rende la lettura particolarmente scorrevole, e la presenza di alcune immagini-chiave e motivi ricorrenti particolarmente significativi (relativi soprattutto alla descrizione degli influssi del ciclo lunare sugli umori della Bestia e del suo ospite umano)  secondo me conferisce al tutto una qual certa, interessante patina onirico-visionaria che, in questo caso, non dispiace.
Purtroppo, la linea narrativa si mantiene sempre molto scarna (per esigenze di spazio, senz'altro!), e non consente l'introduzione di personaggi molto vividi o particolarmente sfumati; diciamo che, più che altro, King si limita qui a riproporci alcuni dei suoi "personaggi-tipo" più caratteristici (la ragazzina brufolosa e sventurata; il marito psicopatico e violento che picchia continuamente la moglie, il ragazzino, diverso da ogni altro, destinato a sfidare il Male in grazia della sua superiore capacità di sognare un mondo diverso, più innocente e più puro; eccetera, eccetera...) Menzione speciale invece al narratore, che non è interno alla storia, ma mi ha richiamato comunque alla memoria qualcosa dell'acido e "sogghignante", quasi maligno e allusivo "cantastorie" che costituiva l'impalpabile voce narrante anche in altri romanzi o racconti, come ad esempio "Cose preziose".
Ad ogni modo, per ogni appassionato di King da leggere, senz'altro: fosse anche solo per il puro gusto di confrontare il racconto con l'omonimo film che, nel 1985, Daniel Attias ne trasse per il grande schermo! 


Giudizio personale: 7.0/10


:)

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